Il settore delle bevande analcoliche ha un valore in Italia pari a 4,9 miliardi di euro. Attraverso la presenza di imprese industriali in tutte le Regioni italiane viene alimentato un impatto economico-sociale rilevante nella Filiera a monte e a valle, ad esempio nei luoghi di consumo “fuori casa”, che per l’economia nazionale circa 2,5 miliardi di euro di valore aggiunto.
Da anni ormai il settore è impegnato in significative attività per migliorare impatto ambientale e nutrizionale, con una costante sviluppo di migliorie concrete. Le riduzioni delle emissioni, del consumo di acqua nella produzione e la ricerca di soluzioni di imballi in linea con l’Economia circolare sono al centro di innovazioni, così come l’ampliamento dell’offerta di bibite nelle versioni con zucchero, con meno zucchero e addirittura senza calorie.
Spesso il settore è avvicinato ai temi critici legati all’impiego di plastica, per quanto utilizzi solo il 3% del totale degli imballaggi in plastica monouso in Italia; così come sui temi nutrizionali, nonostante i consumi in Italia non superino l’1% del totale calorie assunte dagli italiani.
Dopo anni di attenzione, anche nel minor impiego di plastica, il Settore si è impegnato a usare solo plastica 100% riciclabile in bottiglie, tappi, etichette e ricorrere sempre più a plastica riciclata per le bottiglie.
I consumi di bibite analcoliche, quali aranciate, chinotti, spume, gassose, cole, etc, sono contenuti nel nostro Paese (agli ultimi posti nelle classifiche UE) e in calo da 10 anni nelle versioni zuccherate. Ciononostante negli ultimi anni grazie ad un Protocollo tra Industria e Ministero della Salute si sono ridotto del 22% le calorie immesse in consumo tramite soft drink.
Un’azione coordinata da ASSOBIBE, l’associazione nazionale di categoria che nel sistema Confindustria rappresenta le aziende del comparto.