Sin dal 2006 l’Unione Europea – in seguito all’adozione del “Programma d’azione comunitario per il benessere animale 2006-2010” – ha intrapreso il percorso di revisione della legislazione in materia di protezione e benessere degli animali. A spingere l’iniziativa, il principio che vede indissolubilmente collegate queste tematiche alla sicurezza alimentare. Un legame così profondo da riservare, all’applicazione delle misure di protezione animale, un ruolo strategico anche nel coinvolgimento di tutte le figure nelle attività connesse o derivanti dalle produzioni animali quali, ad esempio, produttori, distributori, consumatori. L’Italia ha recepito le varie direttive ed emanato da parte sua il “Piano Nazionale per il Benessere Animale (PNBA)”, per aderire alle disposizioni previste dalle norme comunitarie e per rendere uniformi le modalità di esecuzione e la programmazione dei controlli. Il benessere animale presenta una legislazione articolata, proprio perché è una questione complessa, con molte sfaccettature.
TRASPORTO, PUNTO CHIAVE DEL BENESSERE ANIMALE
Porsi il problema dello spazio in cui è allevato l’animale è solo una delle questioni che riguardano il loro benessere. Un’altra è quella relativa alla fase del trasporto, un’operazione complessa cui gli animali d’interesse zootecnico sono sottoposti almeno una volta nella vita. Questo perché, con l’avvento di nuovi sistemi di allevamento, gli animali che nascono in un’azienda possono essere destinati a crescere e/o produrre in un’altra, o almeno la fase di macellazione è eseguita in strutture non annesse all’azienda di allevamento. La fase del trasporto può essere suddivisa in tre momenti: il carico sul mezzo di trasporto utilizzato (quale camion, aereo, nave o treno), il viaggio verso la destinazione e lo scarico al momento dell’arrivo. I vari momenti che compongono la fase del trasporto possono incidere negativamente sul benessere degli animali, esponendoli a una serie di stress fisici e psicologici, tra cui: restrizioni alimentari e di acqua, condizioni ambientali poco adeguate con variazioni di temperatura e di umidità, mancata familiarità con il nuovo ambiente, esposizione a nuovi individui, a nuovo personale, restrizione dei movimenti, vibrazioni, rumori inusuali, tutti fattori che impattano sullo stato psicofisico dell’animale. È stato scientificamente dimostrato, inoltre, che l’impatto dei lunghi viaggi, superiori a 24 ore, peggiora ulteriormente le condizioni di benessere poiché espone a maggior tempo di contatto gli animali agli agenti stressogeni menzionati. Lo stress da trasporto, sia a causa dell’ambiente non familiare che alle diverse condizioni in cui avviene, è in grado di influenzare negativamente non solo il benessere, ma anche la salute degli animali.
LEGGI PENSATE PER FARE SCUDO ALLO STRESS
L’Italia è tra i Paesi importatori di animali destinati all’allevamento o alla macellazione e i mezzi maggiormente utilizzati per il trasporto di bestiame in Italia e in Europa sono quelli su strada. La numerosità delle specie e degli animali che quotidianamente attraversano le nostre strade ha creato la necessità di regolamentare tale trasporto in regime di benessere animale con una serie di leggi sia nazionali sia comunitarie.
Con l’emanazione del Regolamento 1/2005, entrato in vigore il 5 gennaio 2007, sono state inserite delle disposizioni molto restrittive e severe che riguardano, per citarne solo alcune, l’idoneità dell’animale al trasporto, i requisiti dei mezzi di trasporto, le superfici che devono essere garantite agli animali nei mezzi ospitanti, la durata massima del viaggio opportunamente intervallato da momenti di riposo e di soste autorizzate nei punti di controllo. Recentemente, con il “Consortium of the Animal Transport Guides Project (2017)”, la Commissione Europea ha dato il via alla stesura, partendo dal Regolamento, di semplici e chiare linee guida per il trasporto degli animali secondo le quali, ad esempio, è opportuno l’impiego di rampe sull’automezzo che facilitino la salita dell’animale, evitando dislivelli che costringano a saltare o inducano a inciampare. Un’altra buona prassi da seguire nel trasporto, e che rappresenta un punto estremamente critico, riguarda l’educazione del personale addetto alla fase di trasporto: a tal proposito, si richiede un’alta formazione del personale sui bisogni etologici e sul benessere degli animali. A titolo esemplificativo le pecore, che sono animali gregari con un istinto di socializzazione spiccato, tendono a soffrire molto quando sono divisi in gruppi più piccoli di cinque animali, per cui la conoscenza del comportamento degli animali trasportati è di ausilio al personale nel comprendere le esatte procedure di trasporto nel rispetto del loro benessere.
Per un trasporto animale che sia il più ‘soft’ possibile, è importante dunque rispettare il regolamento definito per ciascuna specie, ma risulta anche cruciale la ‘viglianza’ diretta dell’operatore e del veterinario interessato, in tutte le fasi e per tutta la durata del trasporto, che per l’intera durata dello stesso.
Redazione