Sostenibilità alimentare, ambientale e transizione green sono le sfide industriali e politiche che stanno interessando l’Europa e l’Italia. In questo contesto, il nostro Paese in Ue è già leader in sostenibilità alimentare grazie ai massicci investimenti compiuti dalle industrie di riferimento ma anche dagli stessi comparti agroalimentari che si sono impegnati e che continuano ad investire in politiche sostenibili che riducano le emissioni di CO2 così come previsto dal Green Deal europeo e dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Il raggiungimento di una crescente sostenibilità, oltre a rispondere concretamente alle indicazioni europee e nazionali, ha come finalità quella di essere resiliente nella sua capacità di produrre cibo sicuro e in quantità sufficiente per sfamare una popolazione globale in continua crescita. Si stima infatti, che nel 2050 potremmo raggiungere i 9 miliardi di cittadini. 

Per far fronte ai numeri elaborati dalla FAO e per rispondere ad una domanda sempre più incessante di sicurezza alimentare e del suo relativo approvvigionamento, le industrie produttive e di trasformazione stanno sviluppando le loro politiche, non solo dedicando investimenti e risorse al comparto “cibo”, ma anche analizzando il mercato in tutta la sua catena, includendo aspetti ambientali, economici e sociali con l’obiettivo primario di ridurne gli impatti. Temi affrontati da Federalimentare martedì 25 ottobre scorso a Cibus Tec Forum dove è stato presentato il Primo Rapporto di Sostenibilità, che evidenzia l’impegno della federazione verso la sostenibilità in ambito ambientale, economico e sociale. La presentazione è stato un momento di confronto sulla necessità di sviluppare in modo sempre più virtuoso tutti i fattori ESG, con un’attenzione particolare al contesto socio-economico attuale. È possibile rivedere l’evento di presentazione qui.

Per favorire questo processo, che metta insieme politiche green e sviluppo del prodotto in una ottica di complementarietà fra settori, le industrie stanno sviluppando su quattro assi di intervento le loro strategie puntando forte sui principi cardine dell’economia circolare: acqua e energia; materie prime agricole; eco-progettazione e prevenzione degli sprechi alimentari.

Il primo punto vede l’impegno costante delle industrie alimentari verso un drastico risparmio di acqua nella catena produttiva, unita ad una implementazione costante di efficienza energetica con drastiche riduzioni di CO2 e abbattimento delle emissioni di gas serra. Il secondo punto incentiva un circolo virtuoso nella valorizzazione del prodotto in tutte le sue fasi: lavorato, finito e come scarto. Il focus è produrre meno rifiuti possibili adottando in tutta la catena produttiva una ampia e virtuosa economia circolare. Elemento quest’ultimo che si aggancia al processo dell’eco-progettazione di packaging sostenibile, che offra sicurezza agli alimenti. Negli ultimi 10 anni infatti, l’utilizzo di alcuni imballaggi come plastica, vetro e alluminio sono diminuiti rispettivamente del 40%, del 60% e del 30% in favore di prodotti riciclati come il cartone (+70%).

Il quarto punto richiama l’industria all’uso responsabile delle risorse, riducendo gli sprechi alimentari e sfruttando al massimo le componenti delle materie prime agricole. L’impegno dell’industria alimentare oltre che nelle fasi produttive, mira a prevenire lo spreco ancora prima che si realizzi nella fase del consumo domestico. Attraverso una serie di azioni virtuose, le industrie vogliono spingere il consumatore verso modelli di consumo più consapevoli favorendo le nuove abitudini alimentare e di tutela, che sono sempre di più al centro delle scelte dei consumatori.