COS’È L’OLIO DI PALMA?
L’olio di palma è l’olio vegetale più usato al mondo: rappresenta infatti il 36% dell’intera produzione mondiale di olio vegetale. Nella sua forma grezza si ricava dalla polpa dei frutti della palma, a differenza del palmisto che si ricava dal nocciolo del frutto. Successivamente subisce un processo di raffinazione che ne migliora le caratteristiche organolettiche e la stabilità. Infine, a seconda del campo in cui viene utilizzato, può essere sottoposto ad un’ulteriore lavorazione.
COME SI USA?
L’Italia importa circa 1.600.000 tonnellate di olio di palma, di cui il 21% viene impiegato dall’industria alimentare.
In campo alimentare, è molto utilizzato per la sua versatilità. Infatti, non interferisce con le caratteristiche degli alimenti con i quali viene usato poiché ha un sapore e una fragranza neutra. È in grado di garantire la croccantezza o la cremosità dei prodotti e può essere utilizzato in alimenti cotti ad alta temperatura perché riesce a sopportarla bene e a resistere all’ossidazione. Non solo. La sua elevata stabilità lo rende adatto a conservare in maniera più efficace gli alimenti, riducendo gli sprechi.
L’olio di palma ha il merito di aver sostituito i grassi vegetali idrogenati, lipidi che subiscono una manipolazione definita idrogenazione che garantisce una maggior conservabilità a un minor costo, ma che allo stesso tempo produce acidi grassi trans, sostanze considerate potenzialmente dannose per la salute.
L’OLIO DI PALMA È DANNOSO PER LA SALUTE?
No, l’olio di palma non è dannoso per la salute, come ha ribadito anche l’Istituto Superiore della Sanità, secondo cui nessun alimento o ingrediente è definibile come “tossico” di per sé.
In particolare, questo prodotto è costituito per metà da grassi saturi (49%) e per metà da grassi insaturi (51%), entrambi indispensabili per una dieta equilibrata. I nutrizionisti, infatti, raccomandano di assumere grassi equivalenti al 30% dell’energia giornaliera, e precisamente il 20% da grassi insaturi e il 10% da grassi saturi. Può essere dunque consumato con moderazione, esattamente come tutti gli altri prodotti che contengono grassi saturi, il cui consumo dovrebbe essere contenuto entro il 10% delle calorie giornaliere.
L’OLIO DI PALMA È PERICOLOSO PER L’AMBIENTE?
La palma da olio ha una maggiore resa per ettaro rispetto agli altri oli vegetali. Si “accontenta” , cioè, di 17 milioni di ettari di terreno per fornire il 35% del fabbisogno mondiale di olio vegetale con una resa media di 3,47 tonnellate per ettaro. E cioè 9 volte più della soia e 11 volte più dell’olio d’oliva. Non solo. Questo olio richiede meno fertilizzanti, pesticidi ed energia rispetto ad altre colture e non necessita di irrigazione poiché le palme crescono in zone climatiche molto umide, riducendo così i consumi di acqua.
Ma se questo è vero, è anche vero che oggi l’olio di palma è l’olio vegetale più esportato al mondo con un 60% del totale export. E si stima che la sua produzione crescerà almeno di un 40% da qui al 2050. Proprio per minimizzare gli impatti che la crescita dei volumi produttivi hanno sulle foreste, sulla biodiversità e sulla comunità dei suoi principali paesi produttori, la Malesia e l’Indonesia, abbiamo assistito a una progressiva assunzione di responsabilità. È il caso della Roundtable on Sustainable Palm Oil, un’associazione multi-stakeholder che ha al suo interno più di 2400 membri tra produttori, aziende di beni di consumo, GDO e associazioni ambientaliste, con lo scopo di utilizzare solo olio di palma sostenibile certificato. Nello stesso senso va il Palm Oil Innovation Group, volta a promuovere pratiche di sostenibilità della filiera dell’olio di palma che vanta tra i suoi membri Greenpeace e WWF.
L’Italia, in questo senso rappresenta un’eccellenza. Infatti, le principali aziende già utilizzano olio di palma certificato da RSPO come sostenibile. Molte di loro, che aderiscono all’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, intendono arrivare al 100% di olio di palma sostenibile entro il 2020.
È questa, e non il boicottaggio, la soluzione al problema, come lo stesso WWF ribadisce.
Redazione