IL PARERE DELL’ESPERTO
«E’ dimostrato dalle evidenze scientifiche – osserva Marco Silano, direttore dell’Unità Operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Iss – che i due alimenti si migliorano a vicenda dal punto di vista nutrizionale. L’olio si accompagna benissimo al pane, riducendone l’indice glicemico e, in una dieta varia ed equilibrata, può rappresentare un’ottima merenda per i bambini». Per gli adulti, si può pensare addirittura ad un piatto unico. «Se di sera – aggiunge Silano – si torna stanchi o si ha poco tempo, mettendo insieme pane e olio con qualche altro ingrediente, ad esempio gli omega3 del pesce azzurro ed i micro-nutrienti del pomodoro, si ottiene un pasto sano e completo».
QUALE PANE?
In Italia c’è la possibilità di spaziare tra gusti diversi, sia per il pane che per l’olio, a fronte di un consumatore nazionale diventato sempre più esigente e orientato in particolare alla scelta del cibo salutare. Secondo un’indagine Cerved, i consumatori scelgono soprattutto pane a base di materie prime selezionate e con un valore aggiunto di tipo salutistico. Avanzano così i pani multicereali, con le vitamine, con fibre, a ridotto contenuto di sodio, con farine poco trattate, con quinoa, amaranto o a km 0. Negli ultimi cinque anni, questa tipologia di prodotto ha registrato un aumento del 5%. In particolare, la tendenza salutista rappresenta l’attività principale di circa un terzo dei panificatori italiani. Il pane artigianale è ancora il prodotto preferito dal consumatore nazionale: con l’85,9% del mercato, pari a 1.638mila tonnellate consumate nel 2016, l’Italia si distingue rispetto alla media europea dove il pane bianco fresco rappresenta il 47% del mercato. In media, ogni italiano ne mangia 85-90 grammi al giorno. Rispetto a vent’anni fa, se ne mangia di meno, ma si sperimenta di più. In Italia, del resto, si contano circa 200 tipi di pane con 1500 varianti.
OLIO, OLTRE IL CONDIMENTO
Accanto ai tanti pani italiani, ci sono numerose tipologie di olio extravergine, differenziate per gusto e provenienza. In Italia il consumo interno è di circa 600mila tonnellate l’anno. Anche in questo settore, tuttavia, si è assistito ad un calo dei consumi: negli ultimi venti anni si è passati, secondo i dati del Consiglio oleicolo internazionale, da 13 kg l’anno di consumo pro-capite, a 10,5 kg. E l’olio d’oliva rappresenta appena il 4% dei consumi di grassi da condimento. Gli imprenditori del comparto affermano che l’olio extravergine non deve essere visto solo come un condimento, ma come un alimento a tutto tondo che dà personalità al piatto. A cominciare da una fetta di pane, per uno spuntino che fa bene e soddisfa anche il palato.
Redazione